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A scuola di ferocia con i videogame

da un articolo di Panorama del 13/11/06

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    Una bambina viene sepolta viva dopo violenze psicosessuali e fisiche di ogni genere. I suoi aguzzini? Altre bambine, cattive, molto cattive. È la trama di un titolo horror che sta per arrivare. Ma è solo l'ultimo di un filone basato sulla violenza e il sadismo

    Jennifer ha il respiro affannoso. Ha paura mentre sente il rumore dei chiodi che entrano nel legno. L'hanno chiusa dentro una bara, ma lei è sveglia e in grado di capire che qualcuno vuole seppellirla viva. Jennifer prova a chiedere aiuto, ma in risposta riceve solo risatine isteriche e terrificanti.
    Si muove e si graffia le ginocchia, ma i carcerieri continuano impietosi. E mentre il cuore batte sempre più forte, tra una tavola e l'altra del rudimentale feretro riesce a vedere chi sono i suoi aguzzini: non uomini, ma bambine come lei. Anzi non proprio: loro sono cattive, molto cattive.

    Quello che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe sembrare un film dell'orrore è invece un videogioco che il 24 novembre dovrebbe arrivare nelle console di migliaia di italiani, ragazzini e non. Una premessa: la grafica è così terribilmente realistica che ha indotto più di una volta a spegnere la Playstation anche il cronista di Panorama che ha avuto questo dischetto in anteprima dal Giappone.
    Si intitola Rule of Rose e sarà vietato ai minori di 16 anni anche se ogni singolo fotogramma trasuda perversione. Le inquadrature della bambina nella bara, per esempio, sono riprese dalla parte dei piedi, con la telecamera che volutamente indugia sulle forme ancora acerbe di Jennifer e la gonnellina che proprio non riesce a stare al suo posto.

    Quel che lascia interdetti è il concetto che sta alla base di questo nuovo stile horror: impaurire il videogiocatore non con mostri alieni ma costringendolo ad assistere a qualcosa che non avrebbero mai pensato di vedere. Un qualcosa che è fuori dal comune e che, proprio per questo, spaventa almeno quanto stupisce. Un gioco che stuzzica l'orco che potrebbe risiedere in chi ha il joypad in mano.
    È questo che allibisce. Ogni scena è pervasa da sottintesi omosessuali e sadici a cui non si è preparati, visto che i protagonisti non sono adulti ma ragazzine. Jennifer è stata attirata in un orfanotrofio, solo all'apparenza disabitato, lugubre e scricchiolante, alla periferia di una grigia e umida Londra del 1930. Unico personaggio positivo e minimamente rassicurante è il suo grosso e adorato cane marrone. Che Jennifer, quasi subito, trova incaprettato e appeso al soffitto di una stanza fatiscente.

    Per salvarlo e per uscire da lì deve sottomettersi alle padrone di casa: perfide bambine che sottopongono Jennifer a ogni sorta di umiliazioni psicologiche e fisiche. Una specie di iniziazione che deve subire per entrare a far parte di quella che loro chiamano «l'aristocrazia». Un mondo dove l'unica regola è quella della Rosa, da cui il titolo Rule of Rose. Una metafora della vita per cui, se si vuole il successo e arrivare al cuore del fiore, ossia diventare il capo, bisogna compiere un viaggio arduo fatto di pericoli e sofferenze, le spine fitte e aguzze. E soprattutto, sottomettere tutte le rivali, che ostacolano il cammino.

    Jennifer viene coinvolta in un susseguirsi di scene indigeste, al limite della perversione. Per liberarsi di un mostriciattolo che le si aggrappa al seno è costretta a ucciderlo a colpi di forchetta. In un'altra situazione due fanciulline si tengono per mano e si dicono dolcemente: «Principessa, ti ho salvata, in cambio dammi un bacio» (e non sulla guancia, ndr). In una toilette una ragazzina in ginocchio lecca un dito all'amica seduta sul wc. Mentre un'altra si alza la gonna in piedi su una sorta di altare davanti a tutte le altre compagne.

    In Rule of Rose più di uno sono i personaggi adulti piegati alla malignità vendicativa delle bambine. C'è il servo, grande, grosso e ansimante, che insegue e aggredisce Jennifer per volere delle aristocratiche; il terrificante insegnante che si ritrova legato da funi in un capannone con un cervello ormai privo di cellule e neuroni; e la povera cameriera che muore dopo una scena atroce per mano di tanti piccoli esseri demoniaci.
    Mentre Jennifer viene calpestata in viso da piedi sporchi, costretta al contatto ravvicinato con topi, insetti e piccoli mostriciattoli, o infradiciata e derisa. Fotogrammi da un videogame che in Giappone ha fatto scandalo, ma che viene venduto in migliaia di copie. Il titolo, sviluppato da una software house nipponica che si chiama Punchline, in Giappone è stato prodotto e distribuito dalla Sony.

    Il colosso dell'elettronica in Europa e in America, però, non promuoverà il gioco da cui, tra l'altro, prende le distanze (vedere il riquadro in alto). Ma per tutti i genitori questo ha poca importanza: perché volenti o nolenti Rule of Rose arriverà forse anche in casa loro. distribuito da un'altra etichetta: la 505 Games.
    «Rule of Rose» riapre l'annoso dibattito sull'effetto che i videogame hanno su chi ci gioca. Per Yuya Takayama, inventore del gioco, Rule of Rose non è pericoloso o deviante, anzi sarebbe utile. «Vuole dimostrare quanto un adulto possa essere terrificante per un bambino» ha detto Takayama a Panorama «ma anche il perfetto contrario, ossia quanto un bambino possa divenire terrificante per un adulto.

    Guido Castellano

    FONTE: http://www.panorama.it/internet/computer/a...1-A020001038759

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